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Call center shock, dipendenti pagati 33 centesimi l’ora

Da Redazione

Febbraio 24, 2018

Call center shock, dipendenti pagati 33 centesimi l’ora
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Call center shock, i dipendenti ricevono appena 92 euro al mese di retribuzione, pari a 33 centesimi all’ora per una giornata di lavoro di durata normale, o forse anche più lunga del dovuto.

Queste sono state le ultime notizie circa la situazione lavorativa venute fuori da una denuncia della SLc Cgil di Taranto, in merito ad un call center della città che ha lasciato tutti di stucco, dimostrando per l’ennesima volta la precaria situazione occupazionale ed economica in Italia.

Call center a 33 centesimi all’ora, oltre il danno la beffa

Secondo quanto denunciato dalla SLc Cgil di Taranto,  in paese, un centralino assumeva personale offrendo agli impiegati uno stipendio annuo di 12mila euro. Ma la realtà è stata di appena 92 euro di stipendio al mese, per 33 centesimi all’ora, senza contare le decurtazioni del corrispettivo di un’ora di lavoro per chi sostava 5 minuti al bagno o se faceva 3 minuti di ritardo. Per Andrea Lumino, segretario generale di SLc Cgil Taranto, “si è trattato di una situazione che ha superato di gran lunga ogni più macabra immaginazione“.

Coloro che erano stati assunti non appena hanno ricevuto la busta paga sono rimasti di stucco e si sono licenziati in seguito al primo bonifico di appena 92 euro per un intero mese di lavoro. Partite subito le proteste, l’azienda ha informato che la cifra calcolata fa riferimento al reale lavoro svolto.

Call center shock, non solo paga bassa

Ma a quanto pare il problema stipendio non era il solo. La carta igienica bisogna prendersela dal bagno, trattamenti sgradevoli con grida e persone che non fanno altro che controllare e sempre pronti a fare una fortissima pressione psicologica, se una telefonata va male o se il comportamento non è conforme alle “loro” regole.

Il segretario generale di SLc Cgil Taranto Lumino aveva annunciato, circa 2 mesi fa, che i legali del sindacato stavano prendendo in esame l’eventualità di collegare una tale situazione alla legge contro il caporalato, tenendo pronto un esposto denuncia dei lavoratori e del sindacato da spedire alla Procura della Repubblica, al Sindaco, al Presidente della Provincia e al Prefetto. Così è stato e il call center ha chiuso finalmente i battenti.

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