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Lattuga contaminata da escherichia coli, cinque decessi

Da Redazione

Giugno 04, 2018

Lattuga contaminata da escherichia coli, cinque decessi
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Lattuga killer. Non è il titolo di un film di carnivori contro i vegetariani ma quanto sta accadendo negli Stati Uniti. In 35 paesi sono stati segnalati 197 casi di contagio da escherichia coli contenuto nella lattuga romana.

Insalata contaminata, morti in America

Ogni giorno viene segnalata una nuova allerta alimentare e sono tanti i prodotti segnalati dal Ministero della Salute e ritirati dal mercato. Quello che sta accadendo negli States però è molto preoccupante perché sono stati segnalati quasi duecento casi di contagio da escherichia coli in seguito all’assunzione di lattuga romana e 5 persone sono morte. L’epidemia in atto è la più grande dal 2006 e, secondo quanto riferito dal centro per il controllo e la prevenzione delle malattie, dopo l’ultimo bollettino è chiaro che i numeri sono destinati a salire se non si interviene immediatamente. La lattuga contaminata proviene dall’Arizona e in particolare dalla regione di Yuma. Food and Drug Administration ha precisato che non si può incolpare un produttore o una regione anche se sono in corso delle indagini.

Escherichia Coli: conseguenze del contagio

L’escherichia coli è un batterio che vive nell’intestino e appartiene al gruppo degli enterobatteri. Provoca malattie sia negli esseri umani che negli animali e le conseguenze possono essere più o meno gravi. I primi sintomi del contagio compaiono entro 12-60 ore e si sviluppano in seguito all’assunzione di carne poco cotta, latte non pastorizzato e vegetali non lavati accuratamente come la lattuga romana che sta seminando il panico negli Stati Uniti. La massima autorità statunitense sulla sanità, la FDA (corrisponde al nostro Ministero della Salute) ha informato i consumatori che il prodotto contaminato è stato ritirato dal mercato ed è impegnata nella prevenzione di altri eventi simili in futuro. Il ceppo in questione del batterio causa vomito, diarrea e crampi allo stomaco ma anche insufficienza renale. L’allarme alimentare era scattato ad aprile.

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