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Sex toys, uso smoderato tra i giovani, ma quanto sono nocivi?

Da Redazione

Aprile 11, 2018

Sex toys, uso smoderato tra i giovani, ma quanto sono nocivi?
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Il XXI secolo è un’epoca senza tabù, liberalista e dalla mentalità aperta dove il sesso non è più argomento oscuro. E così tra i giovani vi è la mania dei cosiddetti sex toys. Che poi tutto sono fuorché giocattoli, e non vanno sottovalutati.

Sulla confezione è facile trovare questa avvertenza: «Da vendersi solo come gadget articolo scherzo per adulti. L’importatore non si assume alcuna responsabilità… Questo articolo potrebbe causare reazioni allergiche».

Sex Toys: un guadagno da 18 miliardi di euro

Secondo un’indagine di mercato di Mysecretcase il 60% tra quanti acquistano sex toys lo usano abitualmente. Il 25% sono uomini, Il 35% la coppia, il 40% donne tra i 20 e i 45 anni.

Il guadagno complessivo, nel 2017, è stato di 18,6 miliardi di euro. I prezzi vanno dai 99 centesimi ai 399 per gli oggetti più all’avanguardia. Soltanto in Italia, grazie soprattutto al web, il fatturato è cresciuto del 6% in un solo anno.

Attualmente i sex shop in Italia sono 500, in competizione con gli store on line, più accessibili e rispettosi della privacy. 

Sex Toys: materiali e rischi per la salute

I materiali più frequenti di tali arnesi sono plastica, Tpr, Tpe, Abs, Pvc, lattice, silicone. Tra i più diffusi sul mercato c’è il «jelly», che però è un termine commerciale e non la sigla di un materiale. Stando alle parole del professore Mario Malinconico i giocattoli del piacere «possono contenere silicone, o lattice o altri materiali plastici, in genere fanno uso di plastificanti del tipo ftalati».

Per avere migliori garanzie sarebbe meglio comprare toys prodotti in Europa, quelli cioè ideati con plastiche stabilizzate dove secondo gli esperti «il rischio che un monomero chimico pericoloso migri dall’attrezzo alla mucosa è veramente minimo».

Il pericolo reale c’è quando si è davanti a prodotti importati dai paesi asiatici, che tra l’altro sono più venduti dei nostrani sul mercato. Pare che laddove non si usano tecnologie e sistemi di protezione adeguati, il rischio che il cloruro di vinile monomero, (con il quale si fabbrica il Pvc, lo stirene e il butadiene), vada a contaminare alle mucose non è da escludere.

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