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Sindone, ricerca su macchie di sangue: metà sono false

Da Redazione

Luglio 16, 2018

Sindone, ricerca su macchie di sangue: metà sono false
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Un esperimento conferma che metà delle macchie di sangue sulla sindone sono false. La ricerca è stata condotta sfruttando tecniche forensi e un manichino per esaminare la posizione delle macchie di sangue con le posizioni del corpo.

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Ricostruita la crocifissione

Una nuova ricerca getta scalpore in tutto il mondo e non solo quello cristiano. Solo alcune delle macchie presenti sulla sindone sono compatibili con quelle di un uomo crocifisso. I risultati dello studio sono stati pubblicati sul Journal of Forensic Sciences. Per l’esperimento, condotto da Matteo Borrini dell’università di Liverpool e Luigi Garlaschelli del Cicap, sono state utilizzate tecniche di medicina forense. Borrini ha dichiarato ad ANSA: «Non abbiamo analizzato la sostanza che ha formato le macchie, ma abbiamo voluto verificare come potrebbero essersi formate sulla figura della sindone».

È stato utilizzato sangue umano e sangue artificiale e uno degli autori ha simulato la crocifissione con croci di diversa forma e materiale e con diverse posizioni del corpo. Una tecnica utilizzata per ricostruire la scena del crimine. La macchia sul torace è compatibile con la posizione di un uomo crocifisso, anche quelle presenti sugli avambracci, quelle sui polsi e sulla regione lombari sono irrealistiche. Per i ricercatori la macchia sulla regione lombare, simile ad una cintura fanno pensare che sia stata fatta con un dito o con un pennello. I ricercatori quindi hanno concluso che la sindone è un prodotto artistico “in linea con le analisi già esistenti, come la datazione al radiocarbonio, secondo cui la sindone è un prodotto artistico medievale”.

Che cos’è la sindone

La sindone è custodita a Torino e, secondo la tradizione cattolica, è il lenzuolo in cui fu avvolto il corpo di Gesù Cristo nel sepolcro dopo la crocifissione. Tanti i misteri che hanno segnato la storia della sindone, un lenzuolo di lino di forma rettangolare. Il telo si trova nella teca per la conservazione e non si può vedere perché questa è chiusa in una cassa metallica. Si può osservare solo in occasione delle ostensioni pubbliche che sono decise dal Papa. La sindone riporta la doppia immagine del corpo di un uomo sottoposto a torture e sdraiato, le mani sono giunte in grembo e su una di esse è presente un segno. La parte superiore e quella inferiore della sindone sono segnate dall’incendio che si è sviluppato nella cappella del Castello di Chambery nel 1532, dove era custodita in una cassetta d’argento.

La storia della sindone

La data di apparizione della reliquia è della metà del 1300 circa. Non ci sono notizie certe sulla storia precedente e sulla sua antichità. La prima datazione è stata effettuata nel 1988 con la tecnica del Carbonio 14 e stabilisce che la sindone risale al 1260-1390. Nel 1453 la sindone venne ceduta ai Savoia da Geoffroy de Charny, il primo possessore. Rimase nelle loro mani sino al 1983, quando la donarono alla Chiesa in seguito alla morte di Umberto di Savoia, per sua espressa volontà. Il custode pontificio oggi è l’arcivescovo di Torino.

Dibattito sull’autenticità

Il progetto di ricerca scientifica più importante sulla sindone è lo Shroud of Turin Research Project (Sturp). Nel 1978 una serie di test dimostrarono che il lenzuolo aveva avvolto un uomo con i segni corrispondenti a quelli della crocifissione che non potevano essere frutto di un’operazione artistica. Il test con il Carbonio 14 contestò questa tesi confermata anche da diversi studiosi. Tuttavia il test potrebbe essere inaffidabile perché influenzato dai gas esalati dall’incendio del 1532 o dal fumo delle candele. Il mistero della sindone però riguarda il modo con cui è stato impresso il disegno umano e non la data di “fabbricazione”.

Posizione della Chiesa

La sindone di Torino non è mai stata riconosciuta ufficialmente miracolosa dalla chiesa cattolica, per questo la scienza continua ad esaminare le prove. Il culto come reliquia e icona della Passione di Cristo è autorizzato. Papa Giovanni Paolo II nel 1998 ha dichiarato: «Non trattandosi di una materia di fede, la Chiesa non ha competenza specifica per pronunciarsi su tali questioni. Essa affida agli scienziati il compito di continuare ad indagare per giungere a trovare risposte adeguate agli interrogativi connessi con questo Lenzuolo che, secondo la tradizione, avrebbe avvolto il corpo del nostro Redentore quando fu deposto dalla croce».

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