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Stabilizzazione Precari. Ecco cosa fare per avere il posto fisso

Da Redazione

Ottobre 17, 2018

Stabilizzazione Precari. Ecco cosa fare per avere il posto fisso
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A distanza di quasi un anno dalle novità introdotte in materia di stabilizzazione dal “decreto Madia”, qualche domanda circa i contratti di lavoro, e l’ottenimento di un ‘’posto fisso” sorge spontanea.

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Stabilizzazione Precari: le novità

Tutti gli enti pubblici, sia nazionali che locali, hanno dal 1 gennaio 2018 e fino al 2020, l’obbligo di uniformarsi alla nuova norma in merito alla stabilizzazione precari delle PA. Questo perché la quantità di lavoratori in una situazione  critica, in quanto detentori di contratti flessibili, si aggira intorno agli 80 mila precari.

Con il D.lgs. n.75/2017 è nata una duplice strada da seguire per riuscire ad ottenere il tanto agognato posto fisso. Con l’articolo 20 infatti, al primo comma, è sta indicata la procedura definitiva di stabilizzazione per ottenere un contatto a tempo indeterminato. Viceversa al secondo comma, si parla delle procedure concorsuali speciali con riferimento mirato alla riserva di posti che possano cambiare la situazione critica dei precari storici.

Stabilizzazione Precari: la questione dell’articolo 20

Con il decreto Madia (D.Lgs. 75/2017) entra in vigore l’articolo 20 che tra le tante cose, consente l’assunzione a tempo indeterminato del personale non dirigenziale, purché goda di determinati requisiti.

Il primo requisito è che il personale abbia prestato servizio (successivamente al 28/08/2015) anche per un solo giorno, nell’amministrazione da cui può essere assunto, con contratto a tempo determinato. Non occorre che al momento dell’Assunzione a tempo indeterminato la persona risulti in servizio.

Altro requisito è che il soggetto abbia goduto di contratto a tempo determinato con procedure concorsuali. La precisazione è che il contratto sia stato stipulato grazie ad “una procedura concorsuale – ordinaria, per esami e/o titoli, ovvero anche prevista in una normativa di legge –in relazione alle medesime attività svolte e intese come mansioni dell’area o categoria professionale di appartenenza, procedura anche espletata da amministrazioni pubbliche diverse da quella che procede all’assunzione”.

Infine ultima indicazione, ma non meno importante, è che entro il 31-12-2017, il soggetto che avanza estesa di contratto indeterminato abbia maturato nella medesima amministrazione almeno tre anni di anzianità non per forza continuativi e cumulabili nel massimo da 8 anni. Stando al Ministero, gli anni che possono essere presi in considerazione per il conteggio devono fate riferimento a qualunque tipo di rapporto di lavoro sorto con l’amministrazione, pur se con contratti differenti, purché siano riconducibili alla stessa attività o quanto meno alla medesima categoria professionale.

I concorsi riservati per la stabilizzazione precari

Con l’avvento dell’art. 20 le amministrazioni hanno avuto il via libera, per gli anni 2018-2020, di promuovere dei bandi di procedure concorsuali riservate, per il 50% dei posti disponibili, a cui potranno partecipare coloro i quali abbiano determinati requisiti.

Come prima manche possono partecipare tutti coloro che sono titolari (a partire da data posteriore al 28-08-2015) di un contratto di lavoro flessibile nell’amministrazione che promulga il bando. La portata del comma 2 dell’articolo suddetto consente la partecipazione a chiunque detenga un qualunque tipo di contatto flessibile, ivi comprese le collaborazioni coordinate e continuative.

Sono altresì ammessi al concorso quelle persone che, entro il 31-12-2017, abbiamo maturato almeno 3 anni di contratto (non necessariamente continuativi) nell’amministrazione che bandisce il concorso. Esiste dunque la possibilità di sommare i periodi (per maturare l’anzianità) di lavoro inerenti a contatti differenti ammesso che facciano comunque fede alla stessa attività nella stessa amministrazione.

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