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Turchia, licenziati 18 mila dipendenti pubblici: ecco perchè

Da Redazione

Luglio 09, 2018

Turchia, licenziati 18 mila dipendenti pubblici: ecco perchè
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In Turchia sono stati licenziati più di 18 mila dipendenti pubblici, tra cui professori universitari, militari, insegnanti e funzionari di polizia. Prima che ci fosse la fine dello stato di emergenza, fatto partire una settimana dopo il tentativo fallito di golpe, il governo ha annunciato il licenziamento per dipendenti ritenuti pericolosi per lo Stato. Insieme al licenziamento altre misure preventive sono state prese da Recep Tayyip Erdogan: chiusure di associazioni, giornali e addirittura di un canale televisivo.

Dipendenti pubblici minaccia dello Stato: minaccia in Turchia

Prima della fine dello stato di emergenza, un’ultimo provvedimento è stato preso dal governo turco. Il governo ha reso nota la decisione di licenziare oltre 18 mila dipendenti pubblici, che erano visti come minaccia dello Stato. Coloro che hanno perso il lavoro sono persone di diversa estrazione sociale: professori universitari, insegnanti ma soprattutto forze di polizia e militari. I 18 mila dipendenti pubblici si aggiungono agli altri fino ad arrivare a 160 mila licenziamenti totali nello stato di emergenza.

I licenziamenti sono avvenuti tutti per lo stesso motivo: tutti coloro che hanno perso il lavoro erano legati, direttamente o indirettamente, a Fetullah Gulen, l’imam considerato come la mente del fallito golpe che si verificò il 15 luglio 2016.

Lo stato di emergenza in Turchia

A una settimana dal tentativo fallito di golpe, il 22 luglio del 2016, è entrato in vigore lo stato di emergenza in Turchia. Con lo stato di emergenza non ci sono stati soltanto licenziamenti ma anche arresti e numerose chiusure di associazioni o giornali. Più di 150 mila persone sono state arrestate, con 55 mila che attualmente si trovano in carcere.

Quello che dovrebbe essere l’ultimo provvedimento preso dal governo turco nell’ambito dello stato di emergenza porterà anche alla chiusura di 12 associazioni, 3 giornali (tra cui Ozgurlukcu Demokrasis, filo curdo) e addirittura di un canale televisivo. Erdogan ha promesso che alla scadenza dello stato di emergenza, il 18 luglio, esso non sarà rinnovato. Salvo sorprese, questo sarà l’ultimo provvedimento preso dal governo turco.

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