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WhatsApp sotto il mirino dell’Antitrust: dovrà sborsare 50000€

Da Redazione

Gennaio 24, 2018

WhatsApp sotto il mirino dell’Antitrust: dovrà sborsare 50000€
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L’Antitrust non perdona e stavolta prende di mira il colosso WhatsApp. Pare infatti che l’autorità Garante l’abbia sanzionato per un ammontare di 50.000 euro a causa della mancata esecuzione all’ordine di pubblicazione del provvedimento dopo l’accertamento della vessatorietà di alcune clausole dei Termini di Utilizzo dell’applicazione WhatsApp Messenger.

WhatsApp e la sanzione dell’AGCOM

L’Autorità garante sostiene che WhatsApp, ha violato gli obblighi informativi verso i clienti omettendo consapevolmente il contenuto del provvedimento, cioè non ha provveduto alla pubblicazione di questo documento sulla homepage del proprio sito web.

Per di più non ha  nemmeno provveduto alla notifica di un msg in app, da inviare a tutti gli utenti WhatsApp italiani, con il link alla pubblicazione stessa.

Tra le clausole sotto l’occhio del ciclone ci sono la facoltà di modificare unilateralmente il contratto da parte della società, il diritto di recesso stabilito unicamente a favore del professionista.

Le clausole vessatorie e la sanzione pecuniaria

Ci sono poi altre clausole di WhatsApp considerate vessatorie quali le esclusioni e le limitazioni di responsabilità a suo vantaggio, le interruzioni ingiustificate del servizio, la scelta del foro competente per le eventuali controversie che pare sia il tribunale americano.

L’AGCOM ha precisato che i 50.000 che WhatsApp è costretto a pagare rappresentano il massimo edittale di sanzione che la normativa prevede per l’inottemperanza ai provvedimenti di accertamento della vessatorietà contrattuale.

In particolare, l’Autorità Garante ha guardato non solo a quella che è la rilevanza del professionista e del suo cosciente rifiuto a pubblicare l’estratto della decisione dell’Autorità, ma ha tenuto in considerazione pure la circostanza che la pubblicazione sia il solo mezzo in grado di fare avvenire l’accertamento della vessatorietà nella normativa vigente.

Quest’ultima infatti ad oggi non prevede l’obbligo di fate fronte a sanzioni amministrative pecuniarie al termine del procedimento amministrativo di accertamento della vessatorietà delle clausole contrattuali.

 

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