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Cos’è lo Zoombombing: il problema della nuova piattaforma Zoom

Da Redazione

Aprile 06, 2020

Cos’è lo Zoombombing: il problema della nuova piattaforma Zoom
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Ormai manca davvero poco, per tagliare la soglia di un mese: questo l’arco temporale che vede gli italiani forzatamente rinchiusi nelle proprie abitazioni a causa della pandemia di Coronavirus. Questa, l’unica modalità efficace per contrastare e interrompere il contagio. E come l’Italia, a ruota, anche le altre nazioni hanno preso provvedimenti simili nelle settimane successive.

In uno scenario di questo tipo, quel che può proseguire lo fa riadattandosi al contesto: dal mondo lavorativo alle relazioni umane personali, tutto deve rapportarsi con queste nuove condizioni forzate. Ed ecco che in questo mese sono nate, o hanno conosciuto l’apice del proprio successo, una serie di applicazioni e piattaforme.

Zoom: l’applicazione del momento

La regina indiscussa in questo senso è Zoom, applicazione di teleconferenza che per la verità esisteva già da ben prima di questo virus. Ma con la sua diffusione, ha subito una crescita costante nel numero degli utenti e nell’utilizzo quotidiano a livello globale. Di fatto, è andata a fare concorrenza ad un colosso come Skype e per alcune caratteristiche tecniche e/o stilistiche è addirittura maggiormente apprezzato.

Un design elegante, una connessione stabile ed un accesso semplice: il tutto gratuito per chiamate fino a un massimo di 40 minuti, e con la possibilità di far partecipare alla medesima call un numero davvero elevato di utenti contemporaneamente. Questa la ricetta con cui Zoom ha spopolato in queste settimane. Un successo totale quindi, per l’applicazione inventata in California? Non proprio. Andiamo a vedere perchè.

Cos’è lo Zoombombing

Sicuramente a livello di notorietà e di download le ultime settimane hanno costituito una svolta determinante nell’arco vitale dell’applicazione, che tuttavia si è trovata a fronteggiare anche una serie di critiche e di problematiche in cui non era finora mai incappata.

Essendo infatti stata prodotta, e fino a poco fa utilizzata, per determinate situazioni e non per supportare (e sopportare) questa mole di traffico, Zoom presenta dei punti di forza ma anche inevitabilmente delle debolezze. E tra queste, sicuramente figura la sicurezza: a differenza di altre piattaforme, questa non è stata progettata a suo tempo nell’ottica di mettere la privacy degli utenti al primo posto. Ed ecco che in queste settimane sono stati tanti i fenomeni negativi che sono andati a crearsi. Un esempio su tutti: lo Zoombombing.

Di che cosa si tratta? Come suggerisce il nome, è un evento collegato specificatamente a questa applicazione. Ma che in realtà è stato già visto e conosciuto nel corso degli anni su decine di altri siti e piattaforme. Consiste sostanzialmente nella presenza di “disturbatori” (che potremmo far rientrare nella categoria degli hacker), che riescono a rintracciare in rete il numero che identifica una specifica conferenza – o chiamata – e violarla, entrando in essa senza essere chiaramente invitati.

Una volta dentro, questi profili postano ogni genere di spazzatura digitale: da materiale pornografico a propaganda nazista. Si tratta di un fenomeno che purtroppo è sempre più diffuso, e contro il quale è auspicabile  che la stessa azienda muova dei passi concreti in termini di sicurezza.

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