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Eutanasia, un minore ha avuto per la prima volta applicata la scelta di morte, in Belgio

Da Redazione

Settembre 22, 2016

Eutanasia, un minore ha avuto per la prima volta applicata la scelta di morte, in Belgio
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La notizia è di quelle che mette i brividi, che fa accapponare la pelle: in Belgio, unico Paese Europeo in cui, attraverso una legge del 2014, è stata resa legale l’eutanasia anche sui minori, un minore, appunto, ha ricevuto la morte decisa per lui dai genitori. Non sono stati resi noti nome, età, patologia della persona “uccisa” legalmente ma si sa che questo è avvenuto in una Regione del Belgio, le Fiandre. Da anni esiste un ampio dibattito rispetto all’eutanasia, termine che deriva dall’antico greco e fa riferimento a Tanatos, morte preceduto da EU- che da il significato di buono, diventando un termine articolato che significa in sostanza Buona morte.

Il dibattito in atto si basa da un lato sul diritto di autodeterminazione della persona che in termini legali dovrebbe essere garantita dalla legge ma siamo in un campo limite, quello di decidere se vivere oppure no, ricorrendo a terze persone che dovrebbero aiutarci a morire dolcemente. Il secondo aspetto è legale e etico nello stesso tempo: privare una persona della vita, nell’ordinamento giuridico, è ritenuto omicidio, sebbene con il consenso della persona interessata.

Può la legge autorizzare un cittadino, sia pure questo un medico, a privare scientemente una terza persona della vita? Dove termina il diritto personale di scelta, dov’è il limite tra legge e diritto personale? E ancora, umanamente, a fronte di una condizione di vita che, in realtà, è difficile ancora definire tale o a fronte di indicibili sofferenze senza alcuna speranza scientifica di miglioramento, non è disumano costringere la persona a permanere in quella condizione?

Sono interrogativi profondi che ci scuotono dall’interno, che ci mettono in contrasto tra quello che riteniamo eticamente inaccettabile e la comprensione di situazioni limite in cui il mantenimento della vita è solo una condanna durissima a grandi sofferenze finché la natura non abbia portato a termine il suo corso. Si dovrebbe ragionare in termini umani su questo, lasciando un momento da parte qualsiasi condizionamento religioso.

Intanto, diverse persone emigrano in Stati dove possono finalmente avere pace e morire, anche qui tracciando un solco tra chi ha possibilità economiche e può mettere fine alle sofferenze e chi, invece, non può e per questo è condannato alla sofferenza a vita.

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