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Chi è il counselor?

Da Redazione

Giugno 05, 2021

Chi è il counselor?
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Tra le figure professionali di spicco negli ultimi anni c’è quella del counselor, che lentamente ha preso piede anche nel nostro paese sulla falsariga di quanto già avviene nel resto del mondo. Stiamo parlando di un professionista il cui compito è dare una mano a chi versa in stato di difficoltà. Sfrutta le sue competenze per lavorare sull’io della persona che si rivolge a lui e sull’ambiente che il soggetto vive. Potremmo definirlo in un certo senso come una guida, uno spiraglio per chi sta attraversando dei momenti incerti, dubbiosi e difficili, e cerca di ritrovare la strada attraverso un esame della propria vita, del proprio io interiore, della propria coscienza

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Il lavoro del counselor

Trattandosi di una professione astratta, più che altro che si concentra sugli altri, diventa difficile inquadrare o minimizzare a poche parole il lavoro del counselor. Certo è che pur occupandosi della mente di chi si rivolge a lui, non ha nulla a che vedere con quei professionisti che invece si occupano di salute mentale.

Le sue doti si riferiscono più che altro alla comunicazione, alla capacità di ascoltare, e di saper dire la cosa giusta al momento giusto al cliente. Cliente che, step by step, assume una nuova visione della vita, delle sue capacità, e in un certo senso impara anche ad amarsi. Può sembrare palese che chi fa counseling abbia molto in comune con chi fa psicoterapia. Sebbene ci siano palesi similitudini, altrettanto evidenti sono le differenze, che si concentrano soprattutto sulla definizione del ruolo dei due professionisti: se da un lato lo psicoterapeuta è professionista definito, il counselor ad oggi risulta essere ancora una figura in itinere.
Mentre lo psicoterapeuta segue un percorso terapico, tenendo conto della status mentale e dei disturbi del paziente, il counselor si prende cura di quest’ultimo. Fa della sua sanità un punto di forza, lavora su quello che c’è di buono per recuperare ciò che sembra perso. Lo scopo del couselor, diventa quindi quello di accrescere l’amor proprio di una persona, di favorire il suo rafforzamento caratteriale, di spingerelo allo sviluppo di una propria indipendenza. Ergo cura il suo benessere.

In che campo opera il counselor

Data la relativa modernità di questa figura professionale, quali sono i suoi ambiti di applicazione? Un counselor opera nel campo preventivo e promozionale della salute. Non ha però competenze mediche, o comunque non può improvvisare alcuna attività sanitaria. Ne consegue che non può somministrare terapia farmacologica, o testare la personalità del cliente al fine di fare una diagnosi. Il suo è un ruolo di supporto, orienta la persona e la invoglia a stabilire un certo grado di benessere.
E’ doveroso altresì evidenziare che il trattamento di counseling non dura come gli sketch di psicoterapia o similare. Il professionista che stiamo analizzando segue il cliente per un periodo breve, si concentra sul presente (e mai sul passato) e sulla svolta del futuro.

Regolamentazione della professione in Italia

Come abbiamo avuto modo di sottolineare, non stiamo parlando di una figura professionale molto nota o diffusa in Italia e su cui serviranno approfondimenti economici e normativi. Non ne esiste pertanto una regolamentazione, un albo o una categoria professionale in cui far confluire i counselor. Possiamo però avere una parvenza di riconoscimento della stessa grazie all’ISCO (ovvero la classificazione internazionale delle professioni), che ha inserito la figura professionale in esame tra quelle che fanno parte del social working.

Il counselor rientra pertanto nell’area inerente all’assistenza sociale e all’orientamento. Il counseling è una professione che funziona alla grande negli Stati Uniti, ma non tutti i counselor seguono la stessa strada formativa, c’è chi ha conseguito la laurea in psicologia e ha seguito un master, chi invece si è specializzato in altri settori. Ad oggi nel nostro paese, il primo master in counseling viene erogato dall’ASPIC.

Come si diventa counselor professionista: iter

Per tutto quanto sopra premesso, il counselor non deve esser confuso con altre professioni analoghe. Il suo è un lavoro di concetto, che richiede grandi abilità, sottili conoscenze ma che allo stato dei fatti non ha nulla a che vedere con le professioni sanitarie. Tant’è vero che anche il percorso formativo risulta esser ben diverso tra counselor e psicoterapeuti.

Chi vuol fare counseling deve innanzitutto sviluppare delle conoscenze in campo sociale, prima che psicologico. Certo un requisito ulteriore sarebbe la laurea in psicologia, ma anche chi è sociologo o pedagogo può esercitare questo tipo di attività. Ovviamente, purché abbia frequentato e conseguito un master post laurea erogato solo da enti riconosciuti
Ma al di là delle capacità accademiche o scolastiche, ciò che conta è saperci fare sul campo.

Il counselor deve avere una forte propensione personale, avere quel sesto senso e quella empatia tali da riuscire a connettersi in modo diretto con il cliente. Deve essere un buon ascoltatore, capace di dare poi il consiglio quando serve. Forse per questo al termine della specializzazione è importante seguire un tirocinio, che permette di sviluppare un contatto diretto con i potenziali clienti e si impara a rivolgersi agli stessi. Grazie al tirocinio, il counselor sarà capace di sviluppare anche delle proprie strategie personali e professionali, utili ad insegnare alla persona ad andare oltre gli ostacoli, perché non esiste nulla di non superabile.

Il guadagno di un counselor e le offerte di lavoro

Ma quanto guadagna un counselor? Trattandosi di un’attività in via di sviluppo, e comunque rappresentando una libera professione, se eseguita per bene l’attività può rendere anche intorno ai 3 mila euro al mese. Lo stipendio indicato è medio e comunque influenzato da molteplici fattori, come la reputazione, l’esperienza, le qualità e l’indole personale. Se vuoi quindi seguire questo iter la tua formazione sarà la primaria caratteristica su cui concentrarti, per dimostrare poi nel settore del lavoro la tua bravura e il tuo valore.
E’ ovvio che rispetto ad altre professioni, non avendo un albo o una sua regolamentazione, diventa difficile trovare un lavoro stabile che duri nel tempo.

Il successo dei counselor risiede nel saper fare la differenza, nel sapere barcamenarsi tra i clienti, nel saper prendere parte ai progetti socio assistenziali. In pratica il gioco forza della propria reputazione sta nel saper racchiudere nella parola “counselor” varie attività lavorative, varie capacità, varie discipline. In fondo con costanza e attenzione si possono raggiungere grandi risultati.
Molti che operano nel settore, hanno puntato al successo non solo proponendo la loro professionalità ma anche promuovendo offerte, pacchetti di servizi, capaci di fare la differenza. Puntando ad un determinato target di utenti, il counselor mette in luce le sue competenze, e allarga i suoi orizzonti, senza fossilizzarsi ai soliti luoghi comuni.

Per quanto difficile, si può crescere in questo settore. Bisogna puntare tutto sull’esperienza e sulla capacità di diversificarsi dai colleghi, costruendosi un nome. Per fare ciò, si deve pensare con innovazione al futuro e si devono impiegare i nuovi canali di comunicazione, come i social network. Potrebbe essere un’idea vincente anche aprire un blog, scrivere un libro, promuovere delle guide pdf su internet. Insomma i canali per farsi conoscere sono tanti. Poi ovviamente il plus ulteriore è dato anche dai clienti cui ci si rivolge. Sebbene in salita, il percorso per camminare con autonomia nel mondo counseling può essere vincente e dare soddisfazioni. Basta usare a proprio vantaggio, creatività, idee innovative validi progetti e strumenti per concretizzare i propri obiettivi.

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