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Corte di Strasburgo favorevole alle immagini di Gesù e Maria nelle pubblicità

Da Redazione

Gennaio 30, 2018

Corte di Strasburgo favorevole alle immagini di Gesù e Maria nelle pubblicità
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La Lituania è stata condannata dalla Corte Europea di Strasburgo al risarcimento di 580 euro nei confronti dell’azienda che aveva offeso la morale pubblica perché aveva utilizzato le immagini sacre di Gesù e della Madonna per promuovere capi di abbigliamento.

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Pubblicità blasfema, Lituania contro azienda di abbigliamento

Un’azienda lituana di abbigliamento aveva deciso di servirsi delle immagini sacre di Gesù e di Maria per la sua campagna pubblicitaria. I fatti risalgono al 2012, come riporta Repubblica, e protagonisti erano un uomo e una donna con l’aureola, mentre gli slogan “Gesù, che pantaloni!” oppure “Maria, che vestito”. Queste frasi della campagna pubblicitaria sono state contestate e per giudicare le immagini blasfeme è stata interpellata persino l’Agenzia nazionale per la difesa dei consumatori. Dopo un consulto con gli specialisti della pubblicità e con la conferenza episcopale l’azienda è stata multata perché le immagini dei poster non rispettavano la religione.

La decisione della Corte di Strasburgo

Oggi si torna a parlare di questo caso dopo che la Corte Europea ha multato a sua volta la Lituania perché la multa per i giudici viola il diritto alla libertà di espressione dell’azienda. La sentenza diventerà effettiva tra 3 mesi se nessuna delle parti ricorrerà in appello. Le immagini in questione non sono offensive o profane e non incitano all’odio, quindi i giudici hanno invitato le autorità lituane a fornire le motivazioni per cui sono blasfeme e contrarie alla morale pubblica quelle che hanno dato sono troppo vaghe.

Libertà di espressione

Nella sentenza della Corte di Strasburgo si legge anche che la libertà di espressione è “uno dei fondamentali essenziali di una società democratica”. Inoltre le autorità locali hanno preso delle posizioni che hanno dato priorità alle persone religiose, per questo deve essere risarcita l’azienda con 580 euro.

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