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Testimone di Geova: trasfusione di sangue rifiutata ma i medici operano comunque

Da Redazione

Ottobre 01, 2018

Testimone di Geova: trasfusione di sangue rifiutata ma i medici operano comunque
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A distanza di qualche mese, esce allo scoperto un testimone di Geova con la sua storia di salute. I fratelli di fede (così si chiamano tra loro) hanno permesso che l’aneddoto fosse condiviso per mettere in risalto che l’Equipe medica dell’ospedale Santa Maria Goretti sia stata in grado di intervenire sul paziente senza sangue (rifiutato per obblighi religiosi).

Testimone di Geova: la storia

Facciamo un passo indietro alla fine di giugno. Un uomk sessantatreenne di Aprilia viene ricoverato d’urgenza con forti dolori addominali e una grave forma di anemia. Dagli esami si evince un livello di emoglobina talmente basso da costringere i medici ad ordinare una trasfusione. Tuttavia, per motivi religiosi il paziente rifiuta sangue estraneo e chiede di essere trattato con terapie alternative. I medici allora affrontano il caso con muove strategie, l’ematologo Francesco Equitani, primario del trasfusionale, fa assumere all’uomo una dose massiccia di eritropoietina e ferro. E intanto dalla Tac si evince il bisogno di un intervento al colon.

I valori di emoglobina non aumentano, restano a 4,1, ma l’uomo viene portato in sala operatoria lo stesso e il dirigente della chirurgia Marco Sacchi, coadiuvato dall’anestesista Isabella Marcante, è costretto ad intervenire in modo molto delicato nonostante le linee guida richiedano un valore minimo di emoglobina pari ad 8.

Il racconto dei medici sull’episodio del Testimone di Geova

L’ematologo Francesco Equitanj spiega come «Per pregiudizio o trascuratezza, ancora oggi pur in realtà assistenziali evolute e qualificate appare eccessivo il rischio di considerare l’emotrasfusione come l’unica chance terapeutica per pazienti affetti da anemia acuta ci sono alternative significative, efficaci, maneggevoli ed economicamente sostenibili».

Dal canto loro i testimoni di Geova sono fieri di come «i medici coinvolti nell’intervento si siano distinti per aver operato nel rispetto della volontà del paziente, in armonia con l’articolo 32 della Costituzione e con la recente legge 219/2017 sul biotestamento».

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