L’ANSIA: come affrontarla quanto diventa un problema
di Redazione
26/07/2018
L’ansia è una normale esperienza quotidiana, che proporzionalmente al grado di attivazione espresso può diventare patologica. È un resoconto diffuso e pervasivo di minaccia incombente, dove può non esserci una connessione con situazioni specifiche, ma può influenzare comunque, in modo negativo, l’adattamento quotidiano della persona. Evolutivamente i sintomi dell’ansia avevano un grande valore per la nostra sopravvivenza, in quanto serviva per segnalare una minaccia e permettere al soggetto di mettersi in salvo attraverso una risposta di attacco o fuga.
Si differenzia dalla paura perché è spesso causata da eventi vaghi, futuri, situazioni percepite come potenzialmente minacciose, perlopiù a seguito di una valutazione erronea o immaginaria. Le tipiche manifestazioni cognitive dell’ansia sono: senso di vuoto mentale, senso crescente di allarme e di pericolo, induzione di immagini, ricordi, pensieri negativi, comportamenti protettivi cognitivi o la sensazione marcata di essere osservati e di essere al centro dell’attenzione altrui.
Ma ciò che rende l’ansia problematica e spesso intollerabile, sono le manifestazioni fisiologiche, quali tensione, tremore, sudore, palpitazione, aumento della frequenza cardiaca, vertigini, nausea, formicolii alle estremità ed intorno alla bocca, derealizzazione e depersonalizzazione.
Coloro che si definiscono “ansiosi” hanno una costante attivazione fisiologica:
- a livello cardiovascolare, ad esempio, la frequenza cardiaca di base, rispetto a soggetti non ansiosi, è più elevata. Infatti, i disturbi d’ansia caratterizzati da cronicità o forte componente anticipatoria (come l’ansia generalizzata e l’ansia sociale) tendono a produrre una stabile attivazione cardiovascolare di base e una minore reattività a situazioni stimolo. Anche la pressione è tipicamente aumentata;
- vi è una dilatazione pupillare e un’attività elettrodermica maggiore (effetto del sistema nervoso simpatico);
- il tono muscolare è elevato anche in condizioni di riposo;
- un’attività elettrica corticale superiore alla media;
- ed effetti ormonali quali un incremento di cortisolo e adrenalina.
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