Chatbot formula diagnosi migliori dei medici: i medici sono in pericolo?
Da Redazione
Giugno 29, 2018
In Gran Bretagna un’app basata sull’intelligenza artificiale è riuscita ad ottenere risultati migliori dei medici in termini di diagnosi. L’applicazione sviluppata da Babylon, che ha riportato i risultati, funziona come qualsiasi chatbot: simula una conversazione, formulando qualche domanda ai pazienti, e arriva a una conclusione. Stando a quelli che sono i dati raccolti, il chatbot è stato in grado di ottenere risultati migliori rispetto a quelli dei medici. Sulla prospettiva dei medici in pericolo si è già esposto il Royal College of General Practitioners, che ha affermato che l’intelligenza artificiale non può sostituire i medici in carne e ossa.
Chatbot batte i medici nelle diagnosi
Una semplice applicazione sviluppata da una startup britannica, Babylon, è riuscita a ottenere risultati migliori dei medici in termini di diagnosi. L’applicazione funziona da chatbot: un software che simula una conversazione con i pazienti, ponendo loro più domande, prima di arrivare al risultato. Il risultato atteso è, per l’appunto, quello della diagnosi.
La startup britannica Babylon ha chiesto al Royal College of General Practitioners, l’equivalente del nostro ordine dei medici, il consenso per poter operare su un numero campione di pazienti, con l’applicazione stessa. La percentuale di diagnosi indovinate dall’applicazione è stata dell’81%, contro il 72% ottenuto dai medici. A questo test preliminare è stato aggiunto un altro test specifico, che chiedeva ad applicazione e medici di di fare una diagnosi per ognuno di 100 set di sintomi. Anche in questo caso l’applicazione ha avuto la meglio, ottenendo l’80% contro un valore che oscilla tra il 64% e il 94% dei medici.
Botta e risposta tra Babylon e ordine dei medici
I risultati ottenuti dall’applicazione sviluppata dalla startup Babylon sono stati sottoposti, in più riprese, al Royal College of General Practitioners, l’equivalente del nostro ordine dei medici. Dopo aver richiesto, infatti, all’ordine di poter testare l’applicazione che simula una conversazione, Babylon ha ottenuto il consenso da parte del Royal College of General Practitioners.
Tuttavia, quando sono stati sottoposti, all’ordine dei medici, i risultati ottenuti, la risposta di quest’ultimo è stata lapidaria: “Una app può riuscire a superare un test di conoscenze cliniche, ma non riuscirà mai a fare quello che fa un medico – ha affermato il Royal College of General Practitioners servendosi di un comunicato -. La risposta a uno scenario clinico non è sempre netta”. Botta e risposta tra Babylon e ordine dei medici. La startup britannica ha così commentato il comunicato: “siamo pienamente coscienti del fatto che un’intelligenza artificiale non può esaminare un paziente da sola. Ecco perchè per noi è una ‘spalla’ del medico, non potrà mai sostituirlo ma solo aiutarlo”, sono le parole del CEO di Babylon, Ali Parsa.
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