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Criptovalute, quanto il mondo le conosce davvero?

Da Redazione

Giugno 06, 2018

Criptovalute, quanto il mondo le conosce davvero?
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Ormai le Criptovalute sono diventate una tendenza che sta cominciando sempre più piede. E anche in Italia è lo stesso, tra seminari, workshop, startup, e copertura dei media che non accennano a placarsi. Anzi, pare che, dopo quella curiosità speculativa, si stia passando ad una nuova fase, quella di ragionamento e studio sulle vere potenzialità delle criptovalute.

Criptovalute, la consapevolezza generale del mondo intero

La presa coscienza generale in tutto il mondo sulla materia delle criptovalute è alta e sta di sicuro aumentando. Tuttavia, sono ancora vari i dubbi che creano confusione nelle persone, non solo di natura tecnica, ma anche di natura concettuale. Non basta dunque imparare come fare trading, la moneta virtuale va studiata e capita.

E stando ad una recente ricerca fatta lo scorso dicembre in America (paese molto più avanti nelle nuove tendenze), ha dato prova di come il 78% degli intervistati non sapesse dove acquistare criptovalute, e un altro 66% cosa fosse una ICO.

Al di là dei tecnicismi più all’avanguardia, uno dei concetti base che molte volte non viene davvero compreso o viene capito male è propria la natura stessa delle criptovalute, il loro obiettivo o la loro reale utilità.

In vero ogni criptovaluta, o almeno le principali, sono nate a supporto di un progetto ben mirato, uno scopo da raggiungere per poter mettere a disposizione un servizio innovativo rispetto al passato.

Quanto si conoscono davvero le monete virtuali

La maggior parte delle criptovalute ha come parte dei suoi scopi quello di “eliminare” i vecchi sistemi di pagamento e le vecchie strutture, buttando versp nuovi sistemi rivoluzionari.

Ripple, una delle criptovalute più importanti ad esempio, non è nulla di questo, anzi. Lo scopo di Ripple è quello di provare a render migliore uno dei sistemi di pagamento internazionale utilizzato da diversi anni ormai da banche, aziende e multinazionali in tutto il mondo, il protocollo di pagamento SWIFT. Quel che si vuol fare, non è distruggerlo, ma soltanto migliorarlo, velocizzando i tempi di esecuzione da giorni a secondi, diminuendo in modo drastico le commissioni.

Stessa cosa vale per il progetto Ethereum. La criptovaluta associata, chiamata Ether, non si può nemmeno spendere xome moneta reale per i pagamenti online. Essa svolge la sua funzione soltanto all’interno del sistema Ethereum, e funzona come “carburante” per l’esecuzione di quelli che sono chiamate Smart Contract, ossia contratti intelligenti e automatici che si eseguono in autimatico al verificarsi delle condizioni impostate in precedenza, senza possibilità di frodi.

Anche il Bitcoin, il padre di tutte le criptovalute, è nato con un progetto ben mirato. Non tanto di essere una moneta digitale non tracciabile, quanto piuttosto di non aver bisogno di un’autorità primaria per il suo funzionamento. Il sistema Bitcoin non ha bisogno né di una Banca Centrale che stabilisce se, quando e quanto emettere moneta (è già tutto scritto nel codice), né di banche o intermediari finanziari che si mettano a fare sa tramiti per certificare le transazioni tra individui o aziende. La rete stessa, a cui tutti possono avere ruolo, fa tutte le funzioni da sé, senza che si commettano delle frodi, grazie alla criptografia e alla famosa tecnologia blockchain.

Quello che Bitcoin ha creato è la possibilità di effettuare movimenti certificati che non vengano intaccati da pericoli di frode senza bisogno di alcun tramite e di nessuna certificazione di terzi. Idee innovative e soprattutto idee concrete, con intenti e scopi ben determinati, che in alcuni casi possono anche consentire di fare strada.

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