Il Sahara una volta era popolato da vegetazione evergreen, parola del DNA. Si è avuto un periodo infatti, tra 12.000 e 5.000 anni fa, in cui il deserto era verde e popolato.
Questo è ciò che è emerso dal Dna, nelle cui lettere è scritta la storia delle migrazioni umane attraverso quello che oggi è uno dei deserti più grandi del mondo. A ricostruire la storia è il gruppo internazionale di biologi sotto il coordinamento di Fulvio Cruciani, dell’università La Sapienza di Roma, nello studio che è stato pubblicato sulla rivista Genome Biology.
Sahara, storia di un tempo
Per ricreare il puzzle dell’evoluzione umana nel Sahara, i ricercatori hanno usato una nuova tecnica di sequenziamento genetico, con cui è stata effettuata un’analisi di più di 3 milioni di lettere nel Dna di 104 individui.
Lo studio si è incentrato in particolare sul cromosoma Y, dato dal padre ai soli figli maschi, e che identifica quasi 6.000 varianti geniche, la metà delle quali mai avute in precedenza. I dati mettono in evidenza che le caratteristiche genetiche delle popolazioni maschili nord-africane e sub-sahariane sono venute fuori da antiche migrazioni.
Desesrto, una volta terra fertile?
Stando agli autori, più di 5.000 anni fa, nel periodo chiamato Olocene, il Sahara era una terra fertile e non era certo un impedimento geografico per possbili spostamenti verso le coste del Mediterraneo. Per Beniamino Trombetta, del dipartimento di Biologia e biotecnologie Charles Darwin de La Sapienza e co-autore della ricerca, «questa analisi ha anche evidenziato massicci spostamenti avvenuti attraverso il bacino del Mediterraneo, che hanno coinvolto antichi movimenti di popolazioni umane dall’Europa all’Africa e viceversa. Un dato che mostra come i contatti tra queste due regioni siano sempre avvenuti fin dai tempi preistorici».