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Fratelli d’Italia di Goffredo Mameli è inno nazionale: ok del Senato

Da Redazione

Novembre 15, 2017

Fratelli d’Italia di Goffredo Mameli è inno nazionale: ok del Senato
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Il Canto degli Italiani di Goffredo Mameli è l’inno nazionale della Repubblica Italiana. Oggi il Senato, dopo la Camera, ha approvato la proposta di legge del senatore Roberto Cassinelli, colmando un vuoto giuridico di 71 anni.

Fratelli d’Italia Inno nazionale

L’inno di Mameli era il nostro inno nazionale in via provvisoria. Pochi lo sapevano sino ad oggi quando tutti si sono complimentati con il senatore ligure Roberto Cassinelli che ha proposto la legge per riconoscere il Canto degli Italiani come inno della Repubblica Italiana. Dopo la Camera anche il Senato ha approvato all’unanimità la proposta e Casselli è molto soddisfatto perché da 71 anni Fratelli D’Italia attendeva il riconoscimento ufficiale.

Il 12 ottobre 1946 il presidente del consiglio, Alcide De Gasperi decise che Il Canto degli Italiani di Goffredo Mameli era l’inno nazionale da adottare per la cerimonia del giuramento delle Forze Armate del 4 novembre. In tre legislature è stato iniziato l’iter senza arrivando a conclusione. L’inno di Mameli ha una storia affascinante, Goffredo Mameli, studente e patriota genovese, l’ha scritto il 10 settembre 1847 e Michele Novaro (altro genovese) lo musicò il 24 novembre. Il brano è stato cantato ed eseguito a Genova durante una festa popolare ma venne proibito. È il canto del Risorgimento Italiano, consacrato dopo il 1848.

Spiegazione Inno di Mameli

Tutti noi conosciamo Fratelli d’Italia, il nostro inno, ma sappiamo a memoria solo la prima strofa. Quelle successive sono altrettanto ricche di storia e il linguaggio utilizzato è arcaico rispetto a quello moderno. Il canto è nato in un momento particolare, poco prima della guerra contro l’Austria. Partendo dalle prime frasi notiamo il riferimento a Scipio, ovvero Publio Cornelio Scipione, detto l’Africano, generale e uomo politico romano autore della vittoria sui Cartaginesi e di Annibale. In questo caso l’Italia, pronta alla guerra d’indipendenza dall’Austria “indossa” l’elmo di Scipione come richiamo alle gesta vittoriose degli antichi Romani.

Proseguiamo con l’analisi delle seguenti frasi: «Dov’è la Vittoria? Le porga la chioma, Ché schiava di Roma Iddio la creò». Alle schiave venivano tagliate i capelli per distinguerle dalle donne libere che per sottolineare il loro stato, usavano portarli lunghissimi. La dea Vittoria per Mameli è una donna con i capelli lunghi e dovrebbe porgere la sua chioma in segno di sottomissione a Roma perché è certo che la vittoria sarebbe stata degli italiani. Infine prepariamoci ad analizzare le ultime frasi che cantano i calciatori e gli sportivi durante gli incontri internazionali: «Stringiamci a coorte. Siam pronti alla morte. L’Italia chiamò». Dovete sapere che la coorte si riferisce ad una particolare unità di combattimento dell’esercito romano che era composta da 600 uomini. Mameli esorta a presentarsi alle armi e a combattere tutti uniti.

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