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Biopsia liquida, cos’è e come agisce

Da Redazione

Febbraio 05, 2018

Biopsia liquida, cos’è e come agisce
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La medicina tira fuori un nuovo termine, un nuovo concetto, quello  di biopsia liquida ossia una raccolta di sangue, urine, ma anche saliva, per la ricerca di svariate forme tumorali.

Sembra dunque essere un’alternativa alla biopsia tradizionale che, necessita di un prelievo del tessuto tumorale, spesso manovra complessa, soprattutto se il tumore è in una posizione difficile da raggiungere.

Biopsia liquida, un mezzo per anticipare il tumore?

Attraverso la ricerca di mutazioni del Dna tumorale rilasciato in circolo è possibile capire in largo anticipo la presenza o meno di un tumore qualora non sia ancora visibile con le metodiche diagnostiche come TAC o risonanza magnetica.

Nicola Normanno, direttore del Dipartimento di Ricerca Traslazionale all’Istituto Tumori Fondazione Pascale di Napoli «Occorre distinguere bene fra realtà e speranza. Fra che cosa possiamo fare già oggi, cioè utilizzare la biopsia liquida per “scegliere il farmaco giusto” in determinati tumori, e che cosa invece è oggetto di sperimentazione, cioè l’uso come mezzo di diagnosi precoce o come alternativa alla biopsia del tessuto».

Questa nuova tecnica non è una vera «biopsia» perché non si va a rimuovere un lembo di tessuto ma si usa un fluido biologico tipo sangue, urine o saliva.

Tutto quello che c’è da sapere sulla biopsia liquida

La biopsia tradizionale non risponde più alle esigenze dei tempi, quindi occorre un nuovo strumento che possa permettere di monitorare la malattia, in ogni suo minimo cambiamento e individuare le alterazioni genetiche che provocano l’eventuale resistenza che può instaurarsi nei confronti dei farmaci utilizzati fino a quel momento.

Prelevare il sangue si può fare ripetutamente ogni volta sia necessario senza invadere e invalidare l’organismo.

Attualmente non è ancora possibile diagnosticare il tumore con la biopsia liquida, quindi l’analisi tissutale rimane fondamentale, soprattutto nelle prime fasi, per un corretto inquadramento diagnostico.

La nuova biopsia sarà un mezzo utile per ottenere una caratterizzazione molecolare del tumore, per trovare biomarcatori che permettano di scegliere, in alcuni casi, un farmaco invece di un altro.

Allo stato attuale esistono ancora i limiti principali della biopsia liquida, i ricercatori spiegano che «Come detto bisogna tener presente che la biopsia liquida non fornisce le informazioni necessarie per la diagnosi di tumore. Inoltre, nel caso in cui l’analisi del Dna tumorale circolante rilevi un’alterazione genetica specifica per un tipo di tumore, il risultato del test è estremamente affidabile. Se invece non si individua alcuna alterazione l’esito potrebbe non essere del tutto attendibile e, se possibile, andrebbe effettuata una biopsia tradizionale per avere conferma».

Infine la biopsia liquida è indicata per tutte le neoplasie e per individuare le mutazioni tumorali già alla diagnosi, in modo tale da potere utilizzare farmaci a bersaglio molecolare o per separare i tumori a decorso aggressivo da quelli a decorso più favorevole

Inoltre, la nuova biopsia potrebbe consentire di monitorare la comparsa di resistenze ai farmaci durante il trattamento mediante dei prelievi seriali, poco fattibili oggi con il tessuto.

E chissà magari col tempo si arriverà ad una rivoluzione di trattamento del cancro.

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