Tragico epilogo per il caso dell’omicidio di Luca Varani, il ragazzo di 23 anni ucciso in un appartamento a Roma: uno dei due arrestati, Marco Prato, è morto suicida nella sua cella del carcere di Velletri in cui era detenuto per aver tolto la vita al ragazzo nel marzo del 2016 durante un festino a base di sesso e droga con Manuel Foffo. Il folle gesto di Prato non è un caso: domani avrebbe avuto l’udienza del processo. Il ragazzo, 31 anni, ha lasciato una lettera in cui spiega che sono state dette troppe menzogne e che era troppa l’attenzione mediatica sul caso e su di lui.
Marco Prato è stato trovato privo di vita durante il giro di ispezione: secondo le prime news, ha usato un sacchetto di plastica avvolto sulla testa e si è suicidato aprendo una bomboletta di gas, data in dotazione ai detenuti per cucinare. Il suo compagno di cella non si è accorto di nulla. Marco Prato, 31 anni, spiega i motivi del suo gesto attraverso alcune righe lasciate scritte. Il Pm ha autorizzato la rimozione della povera salma e sarà effettuata l’autopsia per chiarire ulteriormente ogni dubbio sul decesso. Sicuramente, nel carcere sarà fatta una indagine interna per chiarire i fatti.
Oltre a Marco Prato, l’altro imputato Manuel Foffo è stato già condannato a 30 anni col rito abbreviato, mentre il 31enne aveva scelto il rito ordinario per l’omicidio di Luca Varani. La disperazione dei genitori di Luca è palpabile, visto che è stata fatta giustizia a metà, ma che si aggiunge alla disperazione del padre di Marco, un genitore che ha avuto il coraggio di stare accanto al 31enne nonostante la drammaticità della vicenda e che deve affrontare, oltre al processo mediatico, il dolore di un figlio che, probabilmente, aveva già perso quel maledetto giorno di marzo di un anno fa.