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Processo Riina: per i giudici è capace di intendere e di volere, l’avvertimento dei medici

Da Redazione

Luglio 11, 2017

Processo Riina: per i giudici è capace di intendere e di volere, l’avvertimento dei medici
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I medici hanno confermato che Salvatore Riina rischia di morire all’improvviso ma per i giudici nessuno stop

L’Ospedale di Parma ha inviato una relazione ai giudici di Milano in cui è specificato che la cardiopatia che affligge il boss Totò Riina, lo espone al rischio di una morte improvvisa. Il capo dei capi di Cosa Nostra si trova ricoverato presso il nosocomio in regime preventivo dal 25 gennaio 2016. Per i giudici milanesi però la relazione firmata dal primario Michele Riva, acquisita agli atti del processo che vede imputato Riina per minacce nei confronti del direttore del carcere di Opera, non è valida visto che può partecipare al processo e stare in giudizio visto che non è compromessa la sua capacità di intendere e di volere. I medici infatti pur denunciando le gravi condizioni di salute hanno sottolineato che è vigile e collaborante.

Lo scorso 27 giugno i giudici avevano sospeso il processo dopo aver accolto l’istanza presentata dalla difesa. Agli atti erano state acquisite le cartelle cliniche e la relazione sullo stato di salute di Salvatore Riina. Il suo legale aveva spiegato che si trova in una situazione di rapido decadimento fisico dovuti alle patologie di cui soffre. Sempre l’avvocato aveva detto che Riina non riesce a parlare e quanto interviene le sue parole sono incomprensibili. In effetti nella relazione è specificato l’esaurimento della capacità fonatoria.

Totò Riina è un paziente vigile: la condizione psichica è ritenuta esaustiva

Il collegio della sesta sezione penale ha tenuto conto della parte della relazione in cui si parla della capacità di intendere e di volere di Salvatore Riina. L’imputato può stare in giudizio, quanto richiesto dall’ordinanza. Diversa è la questione delle condizioni di salute e del regime detentivo (41bis) di cui invece si sta occupando il tribunale di Sorveglianza di Bologna in seguito alle affermazioni della Cassazione sul diritto di morire dignitosamente. Il processo è stato aggiornato al 17 ottobre con la testimonianza del direttore del carcere di Opera considerato parte civile.

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