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Produzione di vaniglia in crisi, trema il mercato del gelato

Da Redazione

Agosto 24, 2017

Produzione di vaniglia in crisi, trema il mercato del gelato
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Il prezzo è decuplicato a causa di un ciclone in Madagascar

Un ciclone si è abbattuto in maniera violenta in Madagascar: tra gli atti di terrorismo e il recente terremoto a Ischia, nessuno ci ha fatto caso a questa tempesta tropicale, ma le conseguenze si sono fatte sentire anche in Europa, soprattutto nel banco frigo dei supermercati e gelaterie e nel reparto dolci. Il mercato del gelato artigianale e dei dessert è in crisi a causa dell’aumento del prezzo della vaniglia, decuplicati. L’impennata dei costi di questa spezia e la crisi della produzione di essa, forse l’aroma in campo dolciario, ha costretto molti produttori a rimuoverla dai loro menù e togliere, quindi, alcuni dolci e dessert, tra cui il gelato alla vaniglia.

Crisi produzione vaniglia, gelato ritirato a Londra

Il Madagascar è il maggiore produttore al mondo di vaniglia: diciamo che la spezia esiste in molte varietà, tra cui la più pregiata Tahiti, ma la vaniglia del Madagascar è sempre stata quella più abbordabile sul mercato, senza rinunciare alla qualità. Il ciclone che si è abbattuto sullo stato africano ha messo in ginocchio i coltivatori, visto che le piantagioni sono danneggiate in maniera irreversibile. Questa sciagura ha causato la crisi della produzione della spezia e di uno dei gelati più popolari al mondo. Questa mancanza improvvisa ha fatto schizzare i prezzi alle stelle: 600 dollari al chilo, un rialzo che i produttori hanno scaricato sui consumatori e ha spinto una delle catene londinesi più famose, Oddono, a ritirare il gusto vaniglia, in quanto uno dei suoi fornitori maggiori di vaniglia ha proposto la spezia a cifre esorbitanti.

Ma nella tragedia, c’è una nota positiva. In Madagascar, il brusco aumento dei prezzi ha permesso ai piccoli produttori di vaniglia di vendere la loro merce a cifre più in linea con il mercato:  per l’economia locale e per i piccoli agricoltori locali è un bene, visto che gli occidentali tendono sempre a tirare col prezzo a discapito del loro lavoro.

 

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