Sant’Antonio Abate: chi era e perché si celebra il 17 gennaio
Da Redazione
Gennaio 17, 2023
Sant’Antonio Abate: l’anacoreta egiziano che rinunciò a tutto per dedicarsi agli ultimi. Ecco chi era e perché si celebra il 17 gennaio.
Chi era Sant’Antonio Abate
Sant’Antonio nasce intorno al 250 in una famiglia benestante di agricoltori nel villaggio di Coma, attuale Qumans in Egitto. Resta orfano tra i 18 e i 20 anni, ritrovandosi a dover amministrare un ricco patrimonio.
È stato proprio a questo punto che Antonio ha deciso di cambiare completamente il suo modo di vivere: sull’esempio di alcuni anacoreti che vivevano nei dintorni dei villaggi egiziani, Antonio decide di rinunciare a tutto ciò che aveva e dedicare la vita a tre cose: preghiera, povertà e castità.
Antonio vende tutti i beni di famiglia, affida l’educazione della sorella ad una comunità di vergini e inizia il suo percorso di ascetismo che lo porta anche fuori dal suo paese natale.
San’Antonio, divenuto anacoreta, ha anche trascorso un lungo periodo di tempo nel deserto della Tebaide, vivendo solo di stenti. Nella solitudine dell’anacoreta ha scoperto i suoi poteri di taumaturgo e di esorcista.
San’Antonio muore il 17 gennaio del 356, alla veneranda età di 106 anni.
L’esempio offerto da Sant’Antonio e dalle sue scelte di abbandonare le ricchezze per seguire la preghiera e la carità, diede vita ad una vera e propria comunità di fedeli discepoli: fu così che in Tebaide moltissime persone aspiranti ad una vita più spirituale iniziarono ad ispirarsi a lui e a seguire la sua condotta. Sono nati così i primi Monasteri.
La festa di Sant’Antonio, celebrata il 17 gennaio, è particolarmente sentita in Sicilia, dove il Santo viene celebrato solennemente. Sant’Antonio Abate è, inoltre, il patrono di Misterbianco, a Catania.
Antonio Abate, Santo protettore degli animali e del fuoco
Nel 561 venne scoperto il sepolcro di Sant’Antonio e le reliquie, al termine di un lungo viaggio, arrivarono in Francia, a Motte-Saint-Didier, dove fu costruita una chiesa in onore del Santo
In questa chiesa si recavano per venerare le reliquie fedeli affetti da ergotismo canceroso provocato da un fungo presente nella segale.
Il morbo, oggi conosciuto come herpes zoster (o fuoco di Sant’Antonio) era noto nell’antichità come “ignis sacer” (“fuoco sacro”) poiché provocava bruciore. Per gli ammalati venne realizzato un ospedale e fondata una confraternita di religiosi: si tratta dell’antico ordine ospedaliero degli ‘Antoniani’.
Le guarigioni dei malati erano tanto rapide e numerose che la chiesa divenne luogo di pellegrinaggi e la malattia venne chiamata “fuoco di sant’Antonio”.
Sant’Antonio Abate è inoltre il protettore degli animali, poiché secondo la tradizione cristiana, il Santo resistette alle tentazioni del demonio che si presentava a lui sotto forma di diversi animali. Ancora parlando di animali, un aneddoto legato alla figura di Sant’Antonio Abate sostiene che il Santo riusciva ad ammaestrare anche gli animali più feroci.
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