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Tumore alle ovaie, e se i geni di papà avessero colpa?

Da Redazione

Marzo 15, 2018

Tumore alle ovaie, e se i geni di papà avessero colpa?
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Novità per il tumore alle ovaie, che pare si erediti dai geni dei padri. Sono infatti questi ultimi a trasmettere alle figlie femmine il pericolo di contrarre il cancro, attraverso una mutazione genetica che sino ad ora non era conosciuta.

Tumore alle ovaie, non solo geni BRCA1 e BRCA2

Si è sempre pensato che il tumore alle ovaie fosse il risultato di un’alterazione genetica ereditaria dipendente dalle alterazioni dei geni BRCA1 e BRCA2.

Questi ultimi aumentano nel corso della vita il rischio di una malattia di quasi 50 volte. In questi casi la neoplasia ovarica si presenta ad un’età più giovane rispetto alle forme non dovute ad alterazioni genetiche.

Antonio Russo, professore di Oncologia Medica presso l’Università degli studi di Palermo ha dichiarato che «Sappiamo che sono più a rischio le donne con madre e/o sorella e/o figlia affetta da tumore dell’ovaio, della mammella o delle tube. Mentre il nuovo studio americano si concentra sulla trasmissione nel ramo maschile della famiglia».

Tumore alle ovaie, c’è anche il gene MAGEC3 nel cromosoma X

I ricercatori del Roswell Park Comprehensive Cancer Center di Buffalo, nello Stato di New York, hanno esaminato i dati del registro cancri sulla base di 186 donne con carcinoma ovarico e in cui è stato individuato un nuovo meccanismo di formazione di questa neoplasia collegato al cromosoma X.

Gli studiosi americani hanno notato come le sorelle di persone con neoplasia ovarica avessero un rischio di sviluppare lo stesso tumore più alto rispetto alla propria madre. Il che ha lasciato ipotizzare dunque che tale trasmissione venisse da un’alterazione genetica presente nel cromosoma X legato ai membri di sesso maschile della famiglia e non alle donne. E infatti queste ultime sono risultate portatrici di una variante del gene MAGEC3.

L’esperto conclude «Questo lavoro fornisce evidenze di come nei tumori dell’ovaio non sia solo lo studio dei geni di predisposizione genetica (per esempio BRCA1 e 2) a stabilire i programmi di prevenzione oncologica, ma sottolinea il ruolo determinante di un’attenta ricostruzione dell’albero genealogico iniziando dal ramo paterno durante la consulenza oncogenetica. Ed è auspicabile che la valutazione del cromosoma X possa in un prossimo futuro essere estesa ad altri tumori, come per esempio quello mammario, al fine di una più ampia comprensione del panorama genetico».

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