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Quanti tipi di cannabis legale esistono?

Da Redazione

Aprile 29, 2021

Quanti tipi di cannabis legale esistono?
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La cannabis corrisponde ad una delle tematiche più discusse ultimamente, in tutte le sue sfaccettature ossia sia per quanto riguarda la diversa tipologia che la pianta stessa. Per quanto concerne le varietà, si tratta di analizzare le caratteristiche morfologiche e chimiche nonché connesse alla crescita ed all’evoluzione della pianta. La prima cosa da conoscere in relazione ai diversi tipi di hashish, è che la loro differenziazione dipende dal fenotipo della zona di coltivazione, degli elementi caratterizzanti il terreno, delle condizioni climatiche nonché dell’altitudine. Generalmente, si tende a categorizzare in tre sottotipi, ciascuno avente caratteristiche peculiari rispetto agli altri. Si tratta della cannabis sativa, ruderalis ed indica.

Iniziando ad analizzare le varie tipologie, partiamo con la cannabis indica, la quale è tendenzialmente ritenuta uno dei tipi di hashish più forti che si possano trovare in natura. Essa è perlopiù coltivata in modalità indoor nonché idroponica;le percentuali del livello di THC può arrivare a raggiungere ed addirittura superare senza grandi difficoltà il 25%, valore che può oscillare a seconda del metodo usato per la coltivazione.

Dal punto di vista strutturale, le piante hanno di solito una forma a triangolo analoga ad una conifera, raggiungendo un altezza massima di un metro e mezzo. Tale tipo di erba è originaria delle montagne indiane e nepalesi, perciò sono forti e facilmente coltivabili, poiché si rivelano essere capaci di sostenere potenziali difficoltà nel percorso di crescita, senza avere alcun effetto conseguenziale negativo. I suoi semi generano fiori densi e molto grandi.

La sua assunzione ha effetti rilassanti per il soggetto che ne fa uso, portando il corpo ad uno stato di benessere non solo fisico ma anche mentale. Il tronco della pianta, essendo legnoso potrebbe indurre a pensare che potrebbe essere adatto all’utilizzo nell’industria tessile ma ciò è inesatto poiché si presta più alla lavorazione per scopi terapeutici, in relazione della presenza in quantità concentrate della cosiddetta cannabidiolo, conosciuta anche con l’acronimo CBD. A sua volta, si distingue in diverse varietà, alcuni risultanti nella lista delle sostanze illegali vista l’alta percentuale di cannabinoidi. Alcune delle più famose sono:

La Confidential, conosciuta per la sua purezza tanto da qualificarsi l’attenzione di famose competizioni transnazionali come la Battle of the Bridge del 2009 e via dicendo. Si distingue per la sua efficacia energizzante da un lato, e distensiva dall’altro; è generata dalla combinazione della varietà Afghani ed una OG LA Affie. Ha un gusto dolce con note speziali invogliando i coltivatori indoor ed outdoor.
La Critical Kush, corrispondente ad un misto tra OG Krush e Critical Mass, è alquanto concentrata visti gli alti livelli di THC, che oscillano tra il venti ed il venticinque per cento. I suoi effetti sono riconoscibili e lunghi nel tempo, provocando in chi la assume una distensione talmente intensa che potrebbe trasformarsi in sonnolenza. Contiene, inoltre, dall’uno al due per cento di CBD, per cui è utilizzabile anche a fini medici. Ha un gusto intenso, dalle fragranze agrumate, speziali e legnose. Può essere d’ausilio a chi ha problemi di insonnia o agitazione, poiché implementa lo status di rilassamento. Dal punto di vista della coltivazione, può essere prodotta sia indoor che outdoor, in quanto si adatta facilmente al clima caldo ed anche a quello freddo.

La tipologia sativa, ha all’incirca un’altezza analoga alla indica, ovvero di un metro e mezzo ma distintamente da quest’ultima i suoi rami sono visibilmente meno lunghi. Essa è tipicamente nata nelle zone dei paradisi tropici ovvero la Thailandia ed i Caraibi. Produce molte cime, che pur apparendo di esigua densità nonché compattezza, una volta terminato il procedimento di essiccazione potrebbero ammontare il quantitativo di più di un chilogrammo e mezzo per ciascuna pianta. Il soggetto che ne fa uso beneficia di effetti rilevanti nella sfera psichica, con alterazione variabile: dalla prospettiva surreale fino alla condizione di ispirazione creativa, a seconda della concentrazione dei principi in essa contenuti.

La struttura legnosa di cui è composta è sovente utilizzata nella lavorazione tessile; attualmente non più, ma fino a qualche anno fa era preponderante, in particolare, anche per la fabbricazione di materiali a base di carta. Nella somministrazione terapeutica il suo uso è confinato a pochi casi, vista la scarsa percentuale di THC che in rarissimi casi raggiunge al massimo il 5%. Come la tipologia indica, anche la sativa è divisa in più sottotipi; durante gli anni sono state coltivate e sperimentate tantissime specie, pure e miste. Le più note sono:

Dr. Grinspoon, nata ad Amsterdam, conosciuta per la sua totale purezza nella specie sativa. Risulta essere ideale per piccoli momenti quotidiani di relax e sensazioni distensive. La sua fragranza tropicale è particolarmente piacevole. La pianta raggiunge un’altezza alquanto importante, perciò è auspicabile la coltivazione outdoor.
Chocolope, risulta essere il frutto della combinazione tra Chocolate Thai e Cannalope Haze. Ha un gusto dolce e delicato, con fragranze di caggè e cioccolato, arrivando a inebriare la mente e la gola. Essa è agevolmente coltivabile e rende molto prodotto, acclarandosi tra i tipi più apprezzati da chi la consuma con frequenza, essendo anche legalmente ammessa.

La terza tipologia è chiamata ruderalis, detta comunemente canapa ruderale, russa o americana. Non è prodotta perché presenta una scarsa concentrazione sia di THC che di CBD ed in ambedue le situazioni si rivela essere del tutto insignificante dal punto di vista terapeutico ovvero ricreativo.

La sua genesi è collocabile geograficamente in Russia ed in Siberia. Strutturalmente ha piante piccole di dimensioni che non superano il mezzo metro, un fusto forte e senza rami laterali nonché cime piccole se non del tutto assenti. Essa è generalmente utilizzata per rendere possibili gli incroci, per rinvigorire la struttura della futura pianta così che quest’ultima possa originare fiori a seconda dell’età e del tempo di illuminazione a disposizione.

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