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Condannati i responsabili dei depistaggi sulle indagini del caso Cucchi

Da Redazione

Aprile 08, 2022

Condannati i responsabili dei depistaggi sulle indagini del caso Cucchi
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Ci sono voluti ben tredici anni e quindici lunghissimi processi, ma finalmente i responsabili della morte di Stefano Cucchi, coloro che hanno troncato la vita del giovane geometra nell’ottobre del 2009, sono stati arrestati. Dopo la condanna di Alessio di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, assassini di Stefano Cucchi, condannati a 13 e 12 anni di reclusione, sono otto appartenenti all’Arma dei Carabinieri i colpevoli di aver depistato le indagini sulla morte di Stefano Cucchi, alterando e addirittura facendo sparire dei documenti di servizio. Agli imputati, in base alla loro posizione, sono stati contestati reati di falso, favoreggiamento, omessa denuncia e calunnia.

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La durata delle pene

Il giudice monocratico di Roma Roberto Nespeca ha inflitto una pena di cinque anni al generale Alessandro Casarsa, un anno e tre mesi al colonnello Lorenzo Sabatino. Un anno e tre mesi anche all’appuntato Francesco Di Sano, in servizio nella caserma di Tor Sapienza quando vi arrivò il 31enne romano, quattro anni al capufficio (all’epoca) del comando del Gruppo carabinieri Roma Francesco Cavallo, quattro anni al maggiore Luciano Soligo, ex comandante della compagnia Talenti Montesacro, un anno e nove mesi a Massimiliano Colombo Labriola, ex comandante della stazione di Tor Sapienza, un anno e nove mesi al capitano Tiziano Testarmata, ex comandante della quarta sezione del Nucleo investigativo, e due anni e mezzo al carabiniere Luca De Cianni. 

Le parole di Ilaria Cucchi prima della sentenza

Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano Cucchi, che ha lottato per 13 anni affinché venisse fatta giustizia e si scoprisse la verità sulla morte del giovane, prima della sentenza aveva dichiarato in un’intervista: “Mi aspetto che vengano condannati e che gli venga impedito di fare il proprio lavoro”, aveva detto Ilaria circa i militari imputati dei depistaggi. “Non hanno mai chiesto scusa, ci guardavano dall’alto in basso come a dire che non contavamo niente.

Ogni volta che entravo in questa aula di giustizia, mi trovavo di fronte gli imputati con la loro aria di superiorità, con quel senso di impunità, quasi volessero farmi capire che mio fratello non contava niente e tanto meno la sua famiglia. Ho fiducia e spero che oggi venga messo un altro punto su questa tristissima vicenda, dalla quale usciamo tutti sconfitti.

Oggi è un giorno importante, se non ancora più importante di lunedì, perché un istante dopo la morte di mio fratello si metteva in piedi la macchina dei depistaggi che è costata alla nostra vita anni e anni di processi a vuoto, e che ha scritto nero su bianco le sorti del nostro processo, il primo, quello sbagliato, e le sorti della nostra vita, facendo in modo che entrambi i miei genitori si ammalassero gravemente per tutta quella sofferenza inflitta in maniera tanto brutale”.

Le dichiarazioni di Ilaria Cucchi dopo la sentenza

Tirando un sospiro di sollievo e quasi incredula la donna, successivamente alle pene inflitte ai responsabili dei depistaggi sulle indagini sulla morte del fratello ha dichiarato: “Sono sotto choc. Non credevo sarebbe mai arrivato questo giorno. Anni e anni della nostra vita sono stati distrutti, ma oggi ci siamo. E le persone che ne sono stati la causa, i responsabili, sono stati condannati”, ha commentato subito dopo la sentenza Ilaria Cucchi.

“È stato confermato che l’anima nera del caso Cucchi è il generale Casarsa”, ha dichiarato Fabio Anselmo, il legale della famiglia della vittima, dopo la sentenza. “Il dato di verità è che tutto quello che hanno scritto su Stefano Cucchitossicodipendenteanoressicosieropositivo” e tutto quello che hanno scritto sulla famiglia è falso. – Ha aggiunto l’avvocato –  È il momento che si prenda le proprie responsabilità chiunque vada contro questa sentenza e quella pronunciata dalla Cassazione lunedì.

Perché chiunque avrà il coraggio di affermare che Stefano Cucchi aveva qualsiasi patologia, che era un tossicodipendente, che era anoressico o sieropositivo, commette un reato di diffamazione perché quelle relazioni di servizio, che hanno gettato tanto fango sulla famiglia Cucchi, per 12 anni, e che hanno ucciso lentamente Rita Calore e Giovanni Cucchi (la madre e il padre di Stefano), sentendosele ripetere sui giornali, ogni giorno, e hanno logorato la vita di Ilaria, sono false, studiate a tavolino”.

Contrari alla sentenza sono gli uomini condannati e i loro legali, qualcuno dichiara addirittura che si tratti di un errore giudiziario.

 

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